Appello del Collettivo Universitario Liberi Orientamenti: Eterosessuali, non lasciateci soli al Gay Pride

giugno 14, 2012 § 25 commenti

Siamo il C.U.L.O., collettivo autogestito, autoformato e autoerotico universitario che da anni cerca di fare politica dentro e fuori l’Università per cambiare la percezione sociopolitica del nostro corpo, dei nostri diritti alla libera scelta e dell’autoaffermazione dell’essenza di noi stessi, per noi stessi, su noi stessi e sugli altri corpi quando siamo fortunat* e riusciamo a copulare.

Dopo un grande dibattito orizzontale, verticale, assembleare, in apnea e alla missionaria, siamo giunti alla decisione di partecipare al Gay Pride di Torino 2012, nonostante in movimenti e le realtà associative che si occupano solitamente di questa battaglia.
Vi preghiamo, eterosessuali: noi crediamo davvero che sia una lotta di civiltà e liberazione collettiva quella che passa per la sessualità e l’espressione di se stessi, però, diciamocelo, tendenzialmente i gay, le lesbiche e i transessuali sono gente insopportabile. È difficile farci politica assieme e alle associazioni dei genitori e amici degli omosessuali diamo tutta la nostra solidarietà e comprensione. Davvero, eroici. Siete ancora amici di quella gente?

Eterossessuali aiutateci: come ogni anno, in barba alla bellissima tradizione di rabbia e fame di giustizia sociale da cui nasce il Pride, il Pride si riempie di realtà commerciali che fanno a gara a chi ce l’ha più lungo, l’impianto, e chi ha il cubista con la mutanda più riempita sul carro. Queste realtà non si fanno affatto problemi a farsi la guerra per chi riesce a coprire la sigla altrui. Contrariamente allo scopo, almeno dichiarato, degli organizzatori della manifestazione, non c’è nessuna volontà di sensibilizzare e informare gente nuova sulle tematiche che si portano in piazza, ma solo l’interesse ad accalappiarsi più clienti possibili tra quanti fanno già parte di una popolazione gay o gay friendly. Per carità, ci va tutto bene. I cubisti con il megapacco li guardiamo con interesse anche noi, ma almeno si smettesse di far finta che questo abbia a che vedere con le nostre rivendicazioni. Si potessero risparmiare quegli interventi tra Lady Gaga e Madonna in cui si allude con qualche frase a non meglio identificati diritti; ovviamente dicendo cose quanto più banali e generali possibili, così siamo d’accordo, ci siamo detti che scendiamo in piazza per la nostra autoaffermazione e poi si ritorna a ballare i Jeopard.

Amici eterosessuali, voi siete lontani da tutto ciò e vi sembrerà fantascientifico, ma sapeste quali intrighi e quali equilibrismi per organizzare party ufficiali: cospirazioni da romanzo di George RR Martin perché tutti possano avere una fetta di dj-set.
E le realtà politiche sono anche decisamente peggio.
Non importa quanto realmente si spendano durante l’anno sulle battaglie del mondo lesbico, gay e transgender: tutti i circoli Arci diventano improvvisamente gay-friendly il giorno del Pride. Da Gianca (dove un po’ tutt* noi collettivant* andiamo a limonare, per cui ok, va bene) alla bocciofila corsara sono tutti improvvisamente paladini dei diritti civili. Poi il rapporto Arcigay e Partiti Delicati è qualcosa che ci fa letteralmente infuriare e negli anni ci ha stancato: poltrone che si rincorrono e si scambiano, rappresentanti politici invitati nell’autocompiacimento e nella scarsa voglia di criticare ed arrabbiarsi con chi è sordo alle nostre richieste e non ci ha mai rappresentato.
Per non parlare della discoteca, autotrasformatasi in associazione lgbt per poter esserci due volte: un’operazione così richiede più fegato che cuore.
Ovviamente la volontà è sempre quella di non scontentare nessuno: per cui sono tutti invitati a partecipare e a costruire le rivendicazioni. Piuttosto chiediamo meno, parliamo in modo generale e inclusivo, ma sia mai che non permettiamo alle fasciste velate di scendere in piazza. In fondo il Pride è colore, e una bandiera in più non stona mai, attenzione solo a non abbinare blu e nero, cafone vero.
Insomma, il Pride è una cosa necessaria oggi più che mai per le rivendicazioni di una parte di popolazione discriminata e priva di tutele legali, importantissima, e che per questo non è possibile lasciarla gestire alle realtà LGBTQI. Vi preghiamo eterosessuali, non lasciateci soli. E’ evidente che così non otteniamo risultati e continueremo a non ottenerli. Unitevi nel nostro simbolo e nella nostra bandiera, che unisce davvero tutti perché il culo piace proprio a tutti.

Libertà è emancipazione

C.U.L.O. Collettivo Universitario Liberi Orientamenti.

§ 25 risposte a Appello del Collettivo Universitario Liberi Orientamenti: Eterosessuali, non lasciateci soli al Gay Pride

  • pivo andric ha detto:

    banale e qualunquista…

  • Homo Fobico ha detto:

    Gay pride: eccessiva supervia, atto di hybris, in generale niente di cui andare fieri – ecco il perché:

    http://blogs.scientificamerican.com/bering-in-mind/2011/06/06/why-im-not-proud-of-being-gay/

  • andate a lavorare ha detto:

    come al solito…

    ANDATE A LAVORARE!!

  • poco da dirvi ha detto:

    Boh. Mi sembra che questo appello sia per discriminare ancora di più, per prendervela con movimenti e locali che non vi vanno. Per camminare sempre più da soli. Avete sbagliato tiro. Se appoggio è quel che volevate. Ridicoli.

    • Margherita ha detto:

      avrei alcune domande…
      – discriminare chi, cosa, come?
      – se è per prendersela solo con movimenti locali, perchè i suddetti vengono citati solo alla fine? e se anche fosse? non è compito di un buon giornalista prendersela con le realtà che lo circondano e mostrarne le contraddizioni?
      – ma poi chi cammina da solo? ne siamo sicuri? i ragazzi del culo? o la redazione? no perchè la redazione non è per forza l’artefice.
      – chi è ridicolo? chi dice cose serie sulla ghettizzazione voluta dal movimento stesso e sulle dinamiche interne al coordinamento e alle altre realtà che organizzano il pride o qualche corsaro a cui brucia il culo per la parola “bocciofila”? Non è che forse quando un soggetto politico non è più in grado di ridere di sè è ormai alla frutta? perchè tutto questo astio per un articolo su cui ci si poteva fare 2 risate?
      possibile che la parola “bocciofila” vi renda ciechi di fronte a tutto il resto?
      Scene già viste, da occupay officine non avete imparato nulla. Ironia ragazzi. Un soggetto forte sa ridere di sè.

  • changchangchaaaang ha detto:

    l’aspetto commerciale del gay pride sarebbe in secondo piano se ci fossero nel corso dell’anno attivitá incisive all’interno dei gruppi stessi e rivolti a e fatti da una cerchia piú ampia dei GLBTQI… lavori personali di ogni singolo, che fatti all’interno di una collettività diventano politici…

    ottimo articolo, lucido e disincantato.

    chi se la prende é talmente miope da non rendersi conto che nn è una critica ai singoli impegnati e al lavoro che ogni giorno svolgono,
    ma alla stessa presunzione che gli fa dire di “andare a lavorare”, alla supponenza e all’arroganza che l’ansia da prestazione pubblica produce. L’importante é sberluccicare, un po’ di qua e un po’ di là…

  • Andrea Polacchi ha detto:

    Salve a tutti, intervengo in qualità di presidente del Laboratorio Corsaro. Scrivo perché il vostro articolo fa riferimento al nostro circolo, riferendovisi con l’espressione “la bocciofila corsara”. Il mio intervento ha lo scopo di dissipare alcuni possibili fraintendimenti che potrebbero sorgere in merito alle attività che si svolgono nel nostro circolo. In primo luogo, mi preme precisare che nel nostro circolo non si pratica l’attività del gioco delle bocce. Secondo il vocabolario, infatti, bocciofila è “una società in cui si pratica il gioco delle bocce”. Ora, visto che alle Officine non si pratica il gioco delle bocce, ciò che avete scritto è una falsità. Quanto alle partite di bocce che ogni domenica da Curto e Airaudo disputano per il loro personale gaudio all’interno del cortile del TYC, non sono veri e propri tornei e dunque non sono sufficienti ad appellare “bocciofila” la nostra associazione. Ciò che avete scritto è dunque mendace, e passibile di denuncia di diffamazione. Parlo di diffamazione, sì, perché è chiaro che, oltre a diffondere informazioni ingannevoli sul nostro circolo, ne sminuite il prezioso contributo alla cittadinanza torinese, connotando il nostro spazio come puramente ludico e ricreativo, laddove – a fianco allo svago degli universitari e al consumo deliberato di alcoolici – abbiamo sempre promosso grandi eventi culturali e rilevanti attività politiche. Inoltre, fate apparire il nostro interesse per le questioni di genere come un’interesse dell’ultimo minuto, improntato a esigenze legate a fini di lucro; non è certo così, perché con tutte le lesbiche che lavorano alle officine, è inevitabile che noi si sia da sempre interessati a questioni di genere.
    Detto questo, continuate pure a aggredire e a scherzare noi associazioni che si fa qualcosa per il bene della città di Torino: non perderete che di credibilità e di mordente sul reale.
    Bravi, applausi.
    Sempre Vostro,
    AP

    • Andrea Polacchi (quello vero) ha detto:

      Trovo di cattivo gusto questi scherzi, tipici di voi non-lavoratori dell’ode. Questi commenti sotto mentite spoglie sono l’ennesima riprova della vostra deplorevole mancanza di serietà. Siete come le cicale che vanificano lo sforzo delle formiche. Vergognatevi. J’accuse!

      • orizzonteeventi ha detto:

        AVVISO A NOME DELLA REDAZIONE:

        Abbiamo ricevuto quest’oggi una telefonata del presidente delle officine, che ci informa che egli non è né il primo né il secondo degli utenti che si sono qui firmati Andrea Polacchi.

        La nostra posizione in merito al commento del falso Andrea e alle polemiche sorte su questo blog è la seguente:
        1) Ci preme informare i lettori che l’Andrea dello scherzo non è il vero Andrea, presidente delle Officine Corsare.
        2) Lo scherzo ad Andrea è avvenuto sul nostro blog, ma non per questo noi siamo gli autori dello scherzo, né ne siamo complici. La nostra politica è di accettare tutti i commenti, e riteniamo che lo spazio dei commenti sia uno spazio democratico a cui chiunque ha diritto di accesso – e dove Andrea, se vuole, ha modo di replicare. Ribadiamo, infine, che pur non cancellandolo per i motivi suddetti, ci dissociamo del tutto dal contenuto del commento del falso Andrea.
        3) Troviamo il tono delle polemiche sul contenuto dell’articolo un poco eccessive: si tratta di un articolo ironico, con diversi spunti non privi di interesse. Chi condanna l’articolo non ne condanna il contenuto, ma condanna tout-court l’esercizio dell’ironia.
        4) Alcuni fra i nostri redattori hanno trovato lo scherzo ad Andrea tutto sommato divertente, e la telefonata di Andrea (id est la quarta telefonata da parte delle Officine, da quando è uscito l’articolo in cui sono definite “bocciofila”) reazioni eccessive, non meno risibili del contenuto dell’articolo. Questa tuttavia non è l’opinione della redazione tutta, e quindi lasciamo ai nostri lettori l’onere di valutare l’accaduto.

  • Noemi ha detto:

    Trovo di cattivo gusto la retorica berlusconiana di offendere usando il discrimine della quantificazione del lavoro svolto dall’altro, soprattutto in tempi di disoccupazione come questa. È di cattivo gusto. Le lesbiche vi ringraziano per essere protette da voi, i froci dall’armadio si stanno vestendo da camionista per poter uscire allo scoperto… I/le bisessuali non so cosa dicono perché saranno ancora in giro a fare bisbocce, sti/e zozzoni/e…
    Non é un buon modo dire di smettere di smettere di “scherzare voi associazioni torinesi che siete gli unici a fare qualcosa di buono per la città” per far smettere davvero, credo. Opinione personale..
    Abbiate pazienza, queste checche perdono il controllo a volte e l’isteria si impossessa di loro… Non sembra si ragiona seguendo la lucida morale del cartellino, rosso e da timbrare…

  • Noemi ha detto:

    La grammatica é evidentemente un’opinione per tutti.

  • Gli rOde ha detto:

    Rivendichiamo la libertà del CULO di esprimersi a suo piacimento, con flatulenze o ondeggiamenti.
    Rivendichiamo vieppiù la libertà di non-lavorare, di dissertare, di criticare, di rivelare le mistificazioni, di scardinare i dogmi, di usare i grimaldelli dell’intelletto e della nostra visione per sottolineare le contraddizioni del sottobosco politico quotidiano che viviamo e esperiamo in prime persone.
    Rivendichiamo la capacità e la deliberata volontà di essere giullaristi(giullari e giornalisti) e saltimpagina, cavaironici e sarchiolenti.
    Chiediamo cortesemente che non ci si caghi il cazzo per una “bocciofila”.

    Tra l’altro, la si smetta di denigrare le bocciofile: i vecchietti che vedo al Michelotti sono sempre contentissimi. Le bocce, come dimostra la loro storia, meritano il rispetto della comunità scIentifica e politica tutta, parimenti ai froci e a Cassano.

    http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/scienza_e_tecnologia/boccia-faraone/boccia-faraone/boccia-faraone.html

  • Jacopo Ricca ha detto:

    Non intervengo mai su questo blog perché, anche se formalmente sono ancora il responsabile dell’associazione editrice dell’ode, penso la redazione e i suoi collaboratori possano fare quello che gli pare. Mi sembra che l’articolo possa avere un suo interesse e suscitare un dibattito sul Pride più che sulla svaccata polemica anticorsara e per questo penso che il falso Andrea avrebbe potuto tranquillamente risparmiarsi le false rimostranze corsare. Sicuramente i corsari hanno la possibilità di esprimere le loro critiche su quest’articolo e non c’è bisogno di buttarla in vacca. Anche perché, secondo me, il centro del problema non sono né l’Arci né le Officine Corsare, ma tant’è: non si riesce a uscire da una diatriba che riguarda solo l’ombelico di pochi (da una parte e dall’altra) per guardare al complesso delle problematiche poste, e cioè di come la questione di genere dovrebbe andare nella direzione di una rivendicazione di diritti civili.

    • Jacopo Cricca (quello vero) ha detto:

      Trovo irresponsabile e controproducente questo impossessarvi di nomi e storie altrui. Non fate i gay con i culi degli altri e non private la c dal mio cognome. Non vogliamo irritare nessuno non irritateci. Ricordate quando sopra dicevo la satira non si giudica, non è vero. Giudicateci pure ma non grattateci li ombellichi.
      Grazie
      Jacopo CRicca Ufficio Relazioni con Dio.

  • F.L. ha detto:

    “da una parte e dall’altra” un cazzo, si vede lontano un miglio che te e i tuoi amichetti ve la state suonando e cantando da soli con finte risposte corsare apposta per attirare l’attenzione sulla polemica che ora fingi di fugare

    ma d’altronde siete sempre i soliti…

    ci si vede nella vita reale…dove però stranamente avete sempre poco coraggio a dire le cose in faccia 🙂

    saluti

  • Andrea ha detto:

    Cara ode, in realtà la mia telefonata, come le reazioni di tutti i corsari, non erano ne allarmate ne di condanna ne tantomeno polemiche ne tantomeno di prendere posizione rispetto all’articolo, ma vedo che l’invenzione di falsità è una specialità di alcuni di voi.
    Ci tenevo/vamo solo specificare che i commenti firmati lopomo, da me, da “poco da dirvi” non rappresentano minimamente il nostro pensiero in quanto non scritti da nessuno di noi.
    Penso che l’ironia e la satira abbiano sempre legittimità a maggior ragione rispetto ad un articolo il cui contenuto non ha nulla di sconvolgente. Articolo del quale condivido anche parecchie cose, anche se, a mio parere, viziato dalla solita voglia di provocare e distinguersi e da un’ossessione da cui vi auguro di guarire.
    Mi spiace solo, purtroppo, che ci siano alcune persone ormai ossessionate a tal punto da non avere nulla di meglio da fare che alimentare, inventandosi profili, risposte e telefonate false, polemiche inutili e sterili che non servono a nessuno…
    “La nostra politica è di accettare tutti i commenti, e riteniamo che lo spazio dei commenti sia uno spazio democratico a cui chiunque ha diritto di accesso” – mi pare però che la democrazia non voglia dire libertà di lasciar spazio alla diffamazione. Cosa che è tutt’altro che uno scherzo, visto che siete perfettamente consapevoli delle polemiche che avrebbe creato.
    Ma, con tanti di voi, ho idee diverse di democrazia, grazie a dio.
    A presto
    Andrea

    • Francesco Migliaccio ha detto:

      Andrea, io ho avuto la telefonata con te e confermo la tua versione. L’affermazione: “(com’è stato suggerito durante la telefonata di Andrea)” in riferimento a tuoi eventuali sospetti è falsa.

      Se leggi il commento dell’Ode puoi notare che è stato modificato, e prima che tu scrivessi questo post.

      Quanto è avvenuto è semplice: dopo la tua telefonata ho chiamato la redazione. La redazione ha pubblicato la rettifica. La rettifica conteneva un’imprecisione – che io stesso ho corretto appena ho raggiunto un pc – dovuta a una comunicazione telefonica che ho avuto in treno.

      Non mi pare nulla di drammatico, quindi. Mi prendo la responsabilità dell’errore di comunicazione. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi del commento corretto.

      Francesco

  • Francesco Migliaccio ha detto:

    Superato il disguido della telefonata e – spero – rasserenata la situazione, vorrei fare un intervento. Tanto ormai il mio sabato sera è andato.

    Questo pomeriggio sono stato al Pride. Uno delle cause principali della mia presenza va attribuita proprio all’articolo: l’appello di C.U.L.O. si è depositato nella mia coscienza politica e l’analisi sulle movenze e sulle strategie dei soggetti politici e associativi di Torino ha colpito il mio interesse.

    Quando ho letto il C.U.L.O. scrivere: “Contrariamente allo scopo, almeno dichiarato, degli organizzatori della manifestazione, non c’è nessuna volontà di sensibilizzare e informare gente nuova sulle tematiche che si portano in piazza, ma solo l’interesse ad accalappiarsi più clienti possibili tra quanti fanno già parte di una popolazione gay o gay friendly”, ho pensato che fosse uno spunto interessante di riflessione. La bomba critica innescata dagli autori dell’articolo non colpisce tanto le Officine o Giancarlo, ma i rapporti fra le lotte per l’emancipazione e il capitale.

    Dice il C.U.L.O., in sostanza, che ogni Pride rischia di trasformarsi in società dello spettacolo, ogni Guevara potrebbe essere catturato da una maglietta da vendere, che ogni Sessantotto potrebbe nascondere una turba di giovani che scendono in piazza per accedere ad una fetta in più di consumi. E il gioco continua: per ogni primavera araba o lotta londinese la promessa di un i-phone in più.

    Ho sempre rigettato analisi di questo tenore, perché spesso provengono da pasciuti analisti in poltrona, che la piazza mai hanno calcato.
    Ma un’analisi di questo tipo può essere rivoluzionaria se è portata dall’interno, se è proferita da un soggetto organico al movimento. Ho buoni motivi di sospettare che il C.U.L.O. sia organico al Pride e, di conseguenza, ritengo questo articolo degno di essere letto e di essere oggetto di ragionamento.

    Forse è stato letto, di certo non ha aperto troppi ragionamenti. Dopo il maldestro intervento dell’utente Andatealavorare nessuno, eccetto changchangchaaaang, ha commentato nel merito l’articolo. Si è preferito perdere tempo in parole, ripicche e incomprensioni.

    Spero che il chiarimento della redazione e la mia risposta ad Andrea possano aprire un vero dibattito – il vero assente costante in questa città.

    Fra tutti i commenti, ne riprendo solo uno, dell’utente F.L.
    Non lo riprendo per riaccendere la polemica, ma per ravvivare proprio il dibattito e il confronto, in linea con quanto ho scritto finora.

    Scrive F.L.: “ci si vede nella vita reale…dove però stranamente avete sempre poco coraggio a dire le cose in faccia “.

    Bene, senza nessuna polemica: lo vogliamo fare un dibattito pubblico su giornalismo critico e politica? Un dibattito sulle responsabilità dell’informazione, sulle responsabilità della politica e sui rapporti (violenti, pacifici) che in una democrazia come la nostra dovrebbero intrattenere le due realtà?

    Sia l’ode che le Officine (non credo di semplificare troppo) hanno le loro radici nel movimento universitario che ha increspato la vita politica studentesca negli ultimi quattro anni. L’Ode e le Officine, tuttavia, hanno due funzioni diverse. Costruire un pensiero critico il primo soggetto, avviare percorsi di aggregazione e promuovere strategie di organizzazione politica il secondo. Non è un caso, a mio parere, che chi ha scelto di intraprendere la strada dell’Ode e chi ha deciso di seguire la via delle Officine si possa scontrare, anche duramente. Forse il divario fra le funzioni è anche un divario più generale sulla teoria politica e sui destini di una generazione. Ancora: sul compito di un movimento di sinistra nel momento in cui sono finiti i balli in piazza ed è necessario portare a casa dei risultati.

    Vogliamo cogliere l’occasione, allora, per tradurre una banale polemicuccia in un dibattito costruttivo e – perchè no? – in una accesa dialettica?

    La questione è tutta politica, quindi. E riguarda le scelte che abbiamo di fronte e i problemi più incasinati che ci troviamo e ci troveremo ad affrontare. Gli scazzi personali passatipresentiefuturi, per me, non hanno alcun valore.

    Francesco

  • toninocarotone ha detto:

    che noia

  • toninocarotone ha detto:

    la prossima volta prendetevela con Tonino Carotone così i suoi innumerevoli fans verranno a leggere e commentare il blog

    dai così allarghiamo un po’ il giro dei lettori che sta diventando claustrofobico tanto che gli stessi scrivono leggono e si commentano e si rispondono con i primi nomi che trovano sotto mano

    me cago en el amor

  • toninocarotone ha detto:

    cioè quel che dice migliaccio è anche interessante.
    però per dirlo prima avete dovuto fare i cretini x 2 giorni….
    a già, il pensiero critico
    seee vabbè

    • Renato Carosone ha detto:

      questo tono paternalista e moralizzatore è a dir poco imbarazzante per uno che ha fatto fortuna copiandomi nome e canzoni.. tu che per avere un certo seguito non hai arrischiato il tuo di nome ma hai storpiato il mio, tu che godi di tutti gli eccessi vuoi fare ad altri la morale parlando di atteggiamenti consoni ed educati…sei il solito borghese mascherato da ribelle.. temi l’irriverenza come chi ha qualcosa da perdere teme la rivoluzione. Pentiti e rifletti sulle tue parole.

  • pivo andric ha detto:

    Questo articolo non dice niente né di nuovo, né di particolarmente rivoluzionario. Porta delle critiche abbastanza condivise da una parte dei movimenti dello scenario glbti. I ragazzi del C.U.L.O. non sono né i primi né gli ultimi a muovere queste critiche.
    Molto più interessante è la reazione all’articolo da parte di alcune realtà sociali torinesi. Che hanno riproposto in maniera molto esplicativa le dinamiche di spartizione della visibilità data da questi eventi, rendendo tali dinamiche molto più chiare di quanto già non fosse emerso nel comunicato. I commenti valgono 4 volte l’articolo almeno.
    Compagni e compagne del C.U.L.O., ma l’asterisco è proprio necessario?

Lascia un commento

Che cos'è?

Stai leggendo Appello del Collettivo Universitario Liberi Orientamenti: Eterosessuali, non lasciateci soli al Gay Pride su odiolode.

Meta