Omosessuali scontenti? Malati no, disabili sì.

aprile 13, 2012 § Lascia un commento

Come spigare all’Inps perché in Italia gli omosessuali e i bisessuali meritano l’unica pensione della loro vita.

ICD9 non è il nuovo tipo di lacrimogeno cancerogeno a disposizione delle forze dell’ordine in Val di Susa, ma lo strumento diagnostico che assegna a ogni patologia o condizione di interesse medico un codice di lettere e numeri. In base a questo codice si può sapere se si tratta di una patologia psichiatria piuttosto che cardiaca. Ad esempio ICD “K “sono tutte le patologie dell’apparato digerente, ICD “A” e “B” tutte le infezioni di virus e microrganismi vari.
Proprio per la sua ateoreticità (la sua stesura e tutte le sue revisioni sono dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) e praticità, è lo strumento usato nelle unità di valutazione handicap come in tutte le commissioni pubbliche che certificano inabilità al lavoro, indennizzi per incidenti ecc…
Niente di strano fino a qua; ma perché questo tomo di svariate pagine e dal nome da androide di George Lucas è tornato alla ribalta?
Nessuno se ne è accorto, per anni, ma in questo strumento utilizzato quotidianamente dai medici di tutta Italia è ancora presente l’omosessualità, capitolo V lettera F, patologie psichiatriche. Quando gli attivisti del movimento GLBT l’hanno scoperto e l’hanno fatto notare, funzionari del ministero e delle ASL di tutta Italia, increduli, sono andati a controllare e verificare. È vero: se per i manuali di psicopatologia comunemente usati per le diagnosi psichiatriche l’omosessualità non è più una malattia, e da diverso tempo ormai, per il manuale di certificazione delle disabilità non è lo stesso. Per lo Stato, insomma, gli omosessuali magari non sono proprio malati. Ma disabili, sì.
Come è possibile?
C’è da chiarire che l’ICD è arrivato alla sua decima revisione. Il lavoro di riscrittura è iniziato nel 1983, con diverse pubblicazioni che attestavano lo stato dei lavori e le novità di classificazione diagnostica apportate, ed è stato completato nel lontano 1992. Questa edizione ha ampiamente accolto le criticità dei movimenti GLBT e delle associazioni psichiatriche di tutto il mondo, e l’orientamento sessuale non è mai né diagnosi, né criterio diagnostico per qualche psicopatologia.
1992.
Nel 1992 la nazionale italiana era ancora ferma a 3 mondiali vinti, per dire.
Non che i medici non sappiano che sia uscita una nuova edizione dell’ICD; lo sanno bene e la utilizzano anche come testo di riferimento diagnostico. Contraddizione tutta nostrana: le patologie psichiatriche vengono diagnosticate anche in base ai criteri ICD10 (motivo per cui nessuno fa più diagnosi di omosessualità egodistonica), ma le pensioni percepite dai pazienti psichiatrici vengono date in base all’ICD9. Questo perché nessuno in 20 anni si è mai preoccupato di convertire i criteri di assegnazione degli assegni di accompagnamento, invalidità e disabilità in base alla nuova classificazione. Pigrizia, immobilismo e burocrazia, insomma, rendono tutti gli omosessuali per lo Stato Italiano soggetti clinicamente sani, ma potenzialmente aventi diritto a una pensione. Cosa che negli ultimi tempi non è da tutti.
L’adozione del “nuovo” testo, come la chiama il Ministro, che definirebbe la mia camicia anni 80 comprata in un second hand shop ad Amsterdam, sotto chiaro effetto psicotropo, come “non così vecchia”, non è nelle priorità dei lavori del Ministero. Per cui abbiamo tutti un sacco di tempo per recarci all’INPS e chiedere di percepire la nostra pensione da omosessuali egodistonici.
Ora va spiegato un attimo questo concetto di egodistonia e del perché sia stato superato dal progredire delle conoscenze sulla psicopatologia sessuale.
L’omosessuale egodistonico distingue molto bene i colori, contrariamente al suo cugino daltonico, ma non è in sintonia con il proprio orientamento sessuale. Non vuol dire niente di particolarmente sensato, ma si intendeva: è gay, lesbica o bisessuale ma soffre di questa condizione.
I motivi di non accettazione di quello che si è possono essere svariati. Si è visto però che spesso sono riflesso di condizioni esistenti fuori dall’individuo, nei giudizi nella società e nei valori culturali della comunità dove il nostro omosessuale o bisessuale scontento vive, salvo rari casi dove questo disagio sottende altri disagi psichici clinicamente obiettivabili come stati depressivi, problemi di personalità ecc… Insomma non è tanto l’omosessualità o la bisessualità la malattia, ma l’omofobia che rende tale condizione motivo di stress psicologico.
Però aggiornare i criteri con cui vengono certificate le pensioni non è priorità del Ministro, per cui ci teniamo l’ICD9 che passare all’ICD10 è faticoso. E poi rischiamo di dover passare alll’ICD11 tra vent’anni, e allora che senso avrà avuto tutto questo lavoro?
Uno può anche chiedersi come fa l’INPS a sapere l’orientamento e il livello di disagio che questo mi provoca.
Ho immaginato il mio colloquio con l’addetto gay scontenti della pubblica amministrazione.
Innanzitutto non c’è pericolo che metta in dubbio il mio orientamento sessuale: ho un blog dove carico quotidianamente i miei filmati porno, e che riceve anche 1000 visite al giorno, che può testimoniarlo; e se proprio dovesse insistere ho il “limone facile” e non ho paura ad usarlo, soprattutto se questo è lo step necessario per ottenere l’unica pensione che, grazie al Ministro Fornero, probabilmente percepirò mai.
Poi gli porterei gli esempi di tutte quelle volte in cui è disagiante essere omosessuale. Allora, a Natale, quando tua nonna continua a martellarti con il solito ritornello della fidanzata e la vecchia tecnica “ubriaca la vecchia”, tramandata segretamente da generazioni, sembra non funzionare come dovrebbe. Sabato mattina scorso: credevo di essermi fermato a dormire da due centravanti di sfondamento della nazionale ungherese invece era la “over 65” di Canasta di Alba. Quando ho scoperto che il ragazzo a cui ho detto no un po’ di anni fa ora è diventato schifosamente ricco; e lui mi amava davvero e mi avrebbe mantenuto, non come lei signor impiegato dell’Inps che fa tutte queste storie per una pensione. Ma ora il riccastro mi odia e non mi offre nemmeno da bere il venerdì sera.
Quando scopro che in tv gli unici omosessuali che hanno spazio e diritto di parola sono Maggioglio (a cui voglio dire che le cotte per i calciatori si prendono a 14 anni, non a 70) e Signorini.
SIGNORINI, capito?! Non è un motivo valido per percepire una pensione?!
E se non fosse ancora convinto potrei portare un sacco di altri esempi: l’omosessualità mi procura disagio quando scopro che essere omosessuale è peccato, però mettere i propri soldi in banche che investono in armi e petrolio no. L’omosessualità mi crea un sacco di egodistonia quando so che se cerco lavoro sono discriminato, e le assicuro che per uno della mia età non è facile cercare lavoro già così. Ah certo, forse non per tutti i lavori, vero: volessi commentare come cantano ad Amici o cantare ad Amici sarebbe un requisito (chissà se esistono le pensioni per eterosessuali egodistonici che vorrebbero cantare da Maria de Filippi ma non possono…) ma se volessi insegnare in una scuola elementare, in un asilo o fare il pediatra…
Ma ciò che mi rende più egodistonico di tutti è scoprire che essere omosessuale mi crea più problemi nel mondo del lavoro, della ricerca universitaria e in tantissimi ambiti della vita comunitaria che se fossi fascista o leghista. E credo di meritarmi una pensione per questo.

Pivo Andrić
Fotografia: Mattia Sansoni

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