Cette élection est une farce (parte prima)

Maggio 3, 2012 § 5 commenti

Francia, Caen.

Dalla Francia soffia un forte vento. Ma l’odore che si porta appresso non è certo dei migliori: puzza di merda e di vecchio. Il vento che puzza di merda ha una velocità di 18 nodi, ma in costante crescita, quelli che puzzano di vecchio si attestano poco sotto i 30 nodi.
Mi dispiace irrompere così nelle vostre speranze di cambiamento, ma è il caso che interrompiate il vostro monologo interiore: ”Hollande rappresenta un cambiamento per un’Europa socialista e libera dal giogo Merkel-Sarkozy…”.
No. Non è così. Hollande non rappresenta il cambiamento più di quanto in Italia l’abbia rappresentato la vittoria di Prodi nel 2006 o lo rappresenterebbe un’ eventuale vittoria di Bersani alle prossime elezioni.
Tanto per cominciare la vittoria di Hollande non è per nulla definitiva, il secondo turno potrebbe ancora riservare delle sorprese e il punto e mezzo che divide i due finalisti è ben poca roba. In secondo luogo c’è da dire che nonostante Hollande si sia aggiudicato il primo turno, ancora una volta il popolo francese ha votato a destra e, se si sommano grossolanamente i voti di destra e di sinistra, vediamo che la prima (47%) ha la meglio sulla seconda (44%).
Ma il dato più inquietante che emerge da questo primo turno è senza dubbio il trionfo del “Front National” della Le Pen, non tanto per l’ottimo risultato ottenuto (record assoluto del partito, meglio anche del 2002 quando Le Pen padre riuscì ad approdare al secondo turno con il 16%), ma piuttosto per il peso che ha avuto nel determinare i toni e gli argomenti della prima fase di questa campagna elettorale e per l’atteggiamento accondiscendente dei media verso l’elettorato fascista considerato come “La France qui souffre” .
E il gioco non è ancora finito, perché se la crescente popolarità del FN ha spinto Hollande a sbraitare per il voto utile (aiutandolo non poco a imporsi) e Sarkò a spostare i toni della campagna elettorale sempre più a destra su temi quali la sicurezza e l’immigrazione, l’ influenza dell’estrema destra sulla politica francese non è che cominciata.
La Le Pen infatti è l’unica che ha la certezza di poter sorridere la sera del 6 maggio: nel caso in cui a spuntarla sia Sarkò i fasci terranno per le palle il suo governo, nel caso in cui sia Hollande a spuntarla, la bionda urlatrice avrà l’occasione di riorganizzare la destra francese sfruttando la crisi che si verificherà all’interno dell’UMP e contando su un incremento significativo delle preferenze nelle elezioni legislative previste per metà giugno.
Chiudiamo la parentesi sul fronte fascista citando un dato statistico, denunciato sul web nelle ore immediatamente successive alla chiusura del voto, riguardante l’impressionante incremento delle preferenze per la Le Pen nei comuni con meno di mille abitanti in zone della Francia da sempre considerate “rosse”.
Torniamo ora ad occuparci del presunto vincitore di questo primo turno, che ha incentrato la sua campagna elettorale su temi populisti (l’abolizione della legge sulle pensioni di Sarkò e più in generale un alleviamento delle politiche di austeritiy) condite con una dose preoccupante di ambiguità e incertezza su temi fondamentali come l’Europa e il nucleare. Che il programma di Hollande sulla carta rappresenti la possibilità di affievolire le politiche di austerity che pesano su tutta l’Europa è fuor di dubbio, che ciò accada realmente è tutta un’altra storia.
Il candidato socialista dà infatti l’impressione del classico politico pronto a fare la voce grossa mentre è in procinto di sbottonarsi i pantaloni e mettersi chinato.
In ogni caso, per ora, Hollande ha fatto più danni che altro, tramite la strategia del voto utile ha infatti frenato nettamente la volata di Jean-Luc Mélenchon contro la Le Pen che lo ha staccato di ben 7 punti.
La sconfitta di Melenchon è però, per fortuna, solo parziale: al contrario di quella del centrista Bayrou, egli è riuscito infatti a creare in poco tempo una forza politica nuova, l’unica tra i 10 candidati, riunendo nel suo “Front de Gauche” il variegato universo della sinistra francese. Tramite un programma dalla forza rivoluzionaria (a cui Vendola farebbe bene a dare un’ occhiata invece di esultare ingiustificatamente per la vittoria di Hollande), invocando la creazione della sesta repubblica francese (attualmente ci troviamo nella quinta in vigore dal 1958 e caratterizzata dalla “monarchia presidenziale”) e il referendum per abolire il trattato di Lisbona, è riuscito a riunire i vari movimenti sociali creatisi negli ultimi anni sotto il sarkozysmo.
Mélenchon, che aspirava a raggiungere almeno il 15% delle preferenze e ad attestarsi come terza forza politica del paese davanti alla Le Pen, si è dovuto accontentare dell’11% e della vittoria dei socialisti sperando così di potersi ritagliare un posto di tutto rispetto nell’eventuale governo Hollande.
Chi invece è uscito con le gambe rotte da questo primo turno è il centrista Bayrou, che ha visto il suo MoDem perdere circa la metà dei voti rispetto alle presidenziali del 2007 (il 19% allora, il 9% oggi), nonostante goda di un ottima reputazione presso la maggioranza dei francesi, grazie a un programma realistico e al riparo da qualsivoglia ideologia (la sua proposta era quella di formare un governo di unità nazionale con elementi di destra e di sinistra per traghettare la Francia fuori dalla crisi), non è riuscito a sfondare il muro del 10% perdendo così l’occasione di far spostare Sarkò verso posizioni centriste.
Questa è, a grandi linee, la situazione politica francese, e spero di essere riuscito a convincervi che per un vero cambiamento è necessario guardare altrove – perché la situazione francese di oggi non si allontana di molto da situazioni simili vissute in Italia (per esempio la parzialissima vittoria di Prodi nel 2006 che ha poi portato alla catastrofe del 2008).
Non ci resta quindi che aspettare il risultato definitivo e sperare, parafrasando il titolo dell’ultimo numero del mensile satirico “Sinemensuel”, che queste siano le ultime elezioni prima della rivoluzione.

Nicola Porno

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