Il Cibo Crudo – II

febbraio 23, 2012 § 29 commenti

Ultimamente mi capita sempre più spesso di imbattermi nella spinosa questione del vegetarianesimo. La definisco spinosa principalmente perché accogliere o respingere il paradigma è una scelta complessa che coinvolge più livelli: emotivo, morale-etico, scientifico, ambientalista. Il dibattito si articola il più delle volte sulla linea tra scienza e pseudoscienza, tra ragione e emotività; inoltre il problema è tale da richiedere, da parte di chi lo accetta o rifiuta, una scelta e un’assunzione di responsabilità che può implicare un completo cambio del proprio stile di vita.
Proprio quest’ultimo motivo ha due importanti conseguenze. Primo: chi diventa vegetariano deve avere ottimi motivi per farlo, per poter giustificare una così grande scelta, e per avere la forza di fare il salto. Secondo: chi, posto dinanzi al problema, sceglie di non diventarlo, deve avere a sua volta buoni motivi per giustificarsi e non avere problemi con la propria coscienza.
Dettaglio non secondario: in casi come questo, non scegliere equivale a scegliere per il no: non ci sono vie di mezzo, almeno in linea teorica (ma è sempre possibile ad esempio mangiare carne in piccole quantità).
In questo piccolo articolo non intendo scendere nel dettaglio delle argomentazioni delle due posizioni, ma mi limiterò esclusivamente ad esprimere il mio punto di vista sui fondamenti emotivi e razionali dei ragionamenti dei pro-veggie, dunque da un punto di vista assiologico.
A titolo d’esempio scelgo tre fonti principali da cui trarre elementi per il mio esame: ILpianetaVEGetariANO, pagina facebook molto nota nel settore; sceglivegan.org, altro sito di riferimento affine (sebbene vegano e non vegetariano); vegetarianpage, un’altra pagina facebook. Porto come fonti due pagine facebook perché aggregano contenuti vari e non hanno un autore unico, e ritengo possano mostrare adeguatamente il mainstream.Nelle pagine facebook trovo alcuni contenuti che mi spaventano o preoccupano, a seconda dei casi. Faccio solo alcuni esempi. Qualche settimana fa ho trovato dei link alla pagina di una signora che sostiene di essere guarita miracolosamente da un tumore maligno solo grazie alla medicina vegetale e alla sua forza interiore. Mentre scrivo, vengono postati link a siti come godsdirectcontact, con articoli che osannano lo stile di vita vegetariano e il contatto con la natura gattopoli.it, e altri siti animalisti, in cui vengono narrate commoventi storie su cani che salvano uomini, uomini che salvano cani, maiali salvati dal macello e tutti che si amano e si vogliono bene (le pagine facebook di vegetariani sono uno sproloquio di cuoricini e faccine sorridenti), siti del tipo scuoladellasalute, dove chiaramente le vie per la salute sono piuttosto esoteriche e interessano “autoguarigioni” e “channelling”.
I contenuti presentati e il generale stile di pensiero delle persone e dei punti di riferimento-guru del settore hanno una ben chiara impostazione mentale, che mi sento di poter definire spiritualista, o, se vogliamo, trascendentalista, alla Thoreau. Molto spesso mi sono trovato di fronte a un uso molto aggressivo della retorica (non che siano gli unici, ma…), perché i vegetariani e vegani amano la natura, amano gli animali, si amano tra di loro e insomma, amano, mentre chi mangia carne è cattivo, crudele, irrazionale, insensato.
Se vogliamo porci da un punto di vista scientifico, razionale, laico, gli irrazionali sono loro. Ora, mi riferisco solo ad alcuni elementi e ad alcune fonti, ma ad ogni modo ritengo formino buona parte dell’orientamento psicologico dei settori di cui sto parlando. Le mie sono sensazioni, opinioni, ma le offro con la speranza che siano ascoltate come motivate.
A mio modesto parere la matrice filosofica del vegetarianesimo va ricercata nelle correnti ilozoiste, quelle che considerano la terra, l’universo e tutto il resto come degli insiemi unitari e fortemente interconnessi, spiritualizzati, con una divinità immanente anche se non sempre dichiarata che conferisce unità e, a tutto, anima. Da questo modo di vedere, piuttosto buddhista, deriva il suddetto amore per tutto e tutti, animali inclusi.

Questa matrice irrazionalista e spiritualista può, a mio parere, avere dei risvolti pericolosi: in primis, è terreno fertile per truffatori e ciarlatani che vivono vendendo erbe magiche, pozioni, guarigioni alternative, false promesse e false illusioni; in secundis, assiologicamente, è una posizione a mio parere sbagliata, in quanto irrazionale, pseudoscientifica, falsa (anche se probabilmente, spesso, in buona fede); per finire, può essere pericolosa per chi ci casca, in quanto le persone che credono in tali faccende (e che così facendo si abituano a modelli mentali irrazionalisti e pseudoscientifici) possono essere indotte a scegliere rimedi inefficaci alle malattie – rischiando di curare un tumore con l’acqua santa e l’alzheimer con un pellegrinaggio.Il vero problema è che c’è chi ci crede.

Mi si potrebbe far notare: beh, e cosa c’è allora di diverso da una qualunque religione? Non potrei che rispondere: in effetti, credo proprio che si tratti di una specie di religione, però laica. Ho visto pagine su pagine di persone che dedicano la propria vita a queste idee, scambiandosi dolci, foto di maialini e gattini con occhi enormi, coperte di scritte e photoshoppate peggio delle foto profilo dei truzzi. Secondo me, ammesso che sia sbagliato trattare ugualmente i diversi, allora tanto umanizzare i disumani quanto tacciare di disumanità quelli che trattano in modo disumano i disumani sono atteggiamenti profondamente sbagliati.

Conclusione. Sia ben chiaro che io qui sto criticando un solo lato del vegetarianesimo, veganesimo e affini: la spiritualità e l’accento (retorico o reale) sull’amore e sul rispetto verso l’universo e gli animali. Non è questo il luogo per esporre la mia opinione, ma al fine di permettere al lettore di contestualizzare le mie opinioni mi sembra giusto farvi un accenno: credo che il consumo di carne vada ridimensionato, come più in generale il consumo eccessivo di qualunque cosa in ogni aspetto della nostra vita, per ragioni etiche e ambientaliste; inoltre credo che gli animali siano delle gran belle cose, ma che si tratti di un errore di antropomorfizzazione parlare di sensibilità, paura, gioia, emozioni, stress, rabbia o dolore (in quanto semplici reazioni meccaniche da noi interpretate e tradotte in emozioni umane); credo che usare inutile violenza o crudeltà sia un comportamento privo di senso, anche se non sempre moralmente sbagliato in senso stretto, e che quindi vadano evitate inutili atrocità, dove possibile.

Pietro Pasolis

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