Call for Riot

gennaio 30, 2012 § 1 Commento

ODE lancia un appello ai movimenti, ai rivoltosi, ai rivoluzionari di strada, ai facinorosi, alle teste calde, agli intellettuali di sinistra, ai poeti delle sommosse, ai nostalgici delle avanguardie, ai resistenti, agli antagonisti e agli utopisti.

Vi invitiamo a immaginare nuove pratiche di lotta nelle piazze e nelle strade, a descrivere tecniche di sommossa alternative, a inventare tattiche inedite da contrapporre alle oscure forse della reazione. Le migliori invenzioni verranno pubblicate sul prossimo numero del giornale e sui nostri mezzi di informazione dispersi sul web (anche quelli occulti).

Questa è una Call for Riot. A differenza delle tradizionali call for papers (noiose competizioni per la pubblicazione di soporiferi testi accademici valutati da commissioni di dotti esperti dal bianco pelo), noi vogliamo dei progetti in grado di figurare sotterfugi sovversivi per inediti tumulti.

Noi vogliamo scardinare la grammatica dei corpi in protesta. Vogliamo rilanciare nuovi linguaggi, promuovere una rivoluzione dei gesti e incentivare la creatività immaginosa delle proteste. Immaginare tecniche di rivolta possibili è il primo ciottolo sul sentiero della realtà a venire.

L’Orizzonte degli Eventi mette a disposizione le sue pagine centrali. I migliori progetti di immaginarie pratiche di lotta troveranno degna esposizione nelle nostre pagine, prima sul numero cartaceo in uscita a marzo, e più avanti su una pubblicazione online.

Per la pubblicazione su cartaceo Inviate entro e non oltre il 15 febbraio i vostri progetti all’indirizzo redazione.ode@gmail.com
Per la pubblicazione online (quindi per i più pigri) saranno accettati anche progetti pervenuti entro il 15 marzo.
Per ulteriori informazioni odiolode.wordpress.com

La notte buia dei NoTav: 26 arresti

gennaio 26, 2012 § 2 commenti

Raffica di arresti tra attivisti NoTav

(di Ivan Crivellaro)

Nella mattinata la polizia ha arrestato circa una quarantina di attivisti NoTav, in riferimento agli scontri avvenuti durante la manifestazione in val Susa del 3 luglio 2011. L’operazione è avvenuta in varie province italiane, oltre che in alcuni comuni della valle Susa, e anche in territorio francese.
Ad ora si ha notizia di 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 1 persona ai domiciliari e 15 obblighi di dimora. I reati contestati sono resistenza, violenza, lesioni, danneggiamento aggravati in concorso.
Questa operazione è l’ennesima prova di forza delle autorità contro chi si oppone alla realizzazione di un opera inutile e dannosa per il territorio, che richiede enormi spese che vengono tolte al diritto allo studio, sanità, lavoro, etc..
Alcune delle ragioni di chi protesta contro il TAV sono le seguenti.
Dal punto di vista economico, il TAV viene sempre difeso come “opera necessaria per l’Italia per il suo sviluppo economico”, in realtà la val Susa dispone già di una rete ferroviaria utilizzata ben al di sotto della sua capacità. Un altro dato che smentisce questo concetto è che con la apertura del traforo del San Gottardo in Svizzera, buona parte del traffico merci lo utilizzerà, rendendo di fatto inutile la costruzione del TAV. Ma soprattutto ha senso realizzare, nella situazione di crisi attuale, un opera che costerà all’Italia almeno 40 miliardi di euro, circa 5000 euro al cm?
Sempre da questo punto di vista si devono aggiungere le spese dell’enorme schieramento di forze dell’ordine presente ogni giorno in val Susa, si è stimata una cifra di circa 90000 euro al giorno.
Si tenga anche conto che dal punto di vista ambientale la Val Susa è già fortemente antropizzata (al momento attuale sono presenti una autostrada, una ferrovia e due importanti strade statali), la costruzione di un opera come il TAV prevede la realizzazione di un tunnel di base lungo oltre 50km. Ciò comporterà un spostamento enorme di materiale di scarto e modificherà il già precario habitat naturale della valle e anche a molti disagi per i residenti della valle (il tempo stimato di costruzione dell’opera supera i 15 anni).
Alle 14.30 è prevista una conferenza stampa, mentre stasera ci sarà una fiaccolata in solidarietà con gli arrestati alle ore 20.30 davanti alla stazione di Bussoleno.
Per sabato 28 gennaio invece è confermato il presidio in piazza Carlo Felice a Torino.

www.notav.eu/article5859.html

Bibì, anatema sui predoni

gennaio 26, 2012 § Lascia un commento

Questo articolo è parte integrante di un’elaborazione del lutto che sto passando in questi giorni, quindi aspettatevi frasi sconnesse, rese incomprensibili dalla rabbia e dallo sconforto. Immaginatevi che le pagine dell’infimo giornaletto da cesso che state leggendo siano bagnate di lacrime, le mie.
Io piango bibì, la mia non-più-mia bicicletta, che tra le 9.45 e le 10.30 di un lunedì sera è stata rapita da un qualsiasi predone di bici torinese, un troio qualunque che chiamerò Carletto (figlio di cani) per comodità. Carletto (cane) catalizza tutto il mio odio universale, mi fa scoprire livelli di rabbia inconscia che non sapevo di poter tirare fuori. Per certi versi vorrei pure ringraziarlo, per questo.
Per altri versi vorrei che fosse qui a vedere in prima persona il mio sconvolgimento interiore, il mio collasso emozionale, e vedere come tutto questo gli arriva in faccia sotto forma di una gamba di tavolo.

Ok, ok… era solo un cigolante ammasso di ferraglia, la mia bibì. Pur essendo di una rinomata casa produttrice di velocipedi, era stata trovata da me mezza infilata in un cassonetto.
L’unica ragione per cui io, alle 5 del mattino, ho tirato fuori da un cassonetto un merdosissimo relitto di bicicletta che stentava a stare insieme grazie ad una mistura di lercio, sputo e ruggine; bhè, era il mio elevato tasso alcolico.
Per una settimana mi sono chiesto chi fosse il coglione che avesse scaricato in cortile quel mucchietto di schifo ferrugginoso ma, in seguito, dopo sette giorni esatti, sbronzo come poche volte ero riuscito ad essere, ho avuto l’illuminazione: il coglione ero assolutamente ed irrimediabilmente io.
Il giorno dopo, quella che mi era sembrata una fantastica bici (visione dettata dal nome della nota casa produttrice) mi si presentava per quel che era: un relitto storico bombardato. Ma decisi comunque di farla tornare al suo rosso splendore di un tempo.
Col senno di poi fu una cazzata contro ogni logica: ci spesi soldi, tempo e bestemmie come un idiota, mentre al balòn potevo prendermene una in uno stato decente senza penare come un negro settecentesco; ma, dato che mi resi conto di questa cosa solo verso la fine dei lavori, decisi di andare fino in fondo.
E, cazzo, fu un lavoro fenomenale. Bibì filava come una lippa, era solida ma leggera, con un cambio a tre marce calibrato alla perfezione e freni nuovi di pacca che facevo le derapate come quando avevo dieci anni. Una soddisfazione come poche, vi assicuro.
E tu, Carletto (il cane rognoso), hai cancellato dalla mia vita con due colpi di tenaglia (uno per catena) la mia opera.
Carletto tu hai peccato, devi morire e lo sai, ma più di ogni cosa sei fondamentalmente un fesso. Che tu la venda su internet o al balòn, non ne ricaverai più di trenta o quaranta euro. E quella bici ne vale almeno tre volte tanto.
Ma forse il problema è più a fondo. Tu forse non sei un bastardo fallito disonesto che campa di espedienti rubacchiando qui e là. No, forse tu non lo fai per i soldi, ma per l’emozione che queste azioni ti creano; per provare l’ebrezza di rubare e ricavare due soldi in maniera furba.
La tua dedizione non è minimamente paragonabile alla mia.
Carletto, tu devi morire e mi fai schifo dal profondo, e non solo per quello che mi hai fatto, ma per quello che probabilmente sei.
E a me piace pensarti morto sotto al tram numero 16, disarcionato dalla per sempre mia Bibì.

Shimshon il filisteo

Lettere alla Redazione – I

gennaio 12, 2012 § Lascia un commento

Pubblichiamo di seguito una lettera ricevuta dalla Redazione questo novembre, a lungo dimenticata (ahinoi, affatto ingiustamente!) in uno dei polverosi cassetti della nostra sede di via Artisti. A parlare è una studentessa Erasmus, Rosa Boch, studentessa brillante e fervente cristiana, che dalla Bavaria è venuta sino a Torino per studiare teologia e conoscere meglio i misteri della Santa Madre Chiesa

Mi sia permesso iniziare ringraziando la redazione del pio Ode per lo spazio concessomi e di congratularmi con loro per l’ispirata scelta del nome della testata, nome che se da una parte richiama quello screanzato e quasi papacida dell’Alamanni, dall’altra ci riporta all’Ode di Salomone. E che, mi sia permesso ancora di aggiungere, risuona delle nobili lodi al creato di Sant’Agostino Abate.
Sono una studentessa proveniente dalla Bavaria (ho quindi la letizia di condividere i natali con l’amato Santo Padre) e ho richiesto di venire a studiare qui, nella capitale della Savoia, per portar a compimento i miei studi teologici. Il cristiano deve sempre tenere la porta del proprio cuore aperta, ed è anche nozione comune che un’esperienza Erasmus cambi la vita, ma vi assicuro che nelle mie timorate preghiere mai avrei immaginato di imparare tante cose nuove su come vivere la cristianità.
Tutto ebbe inizio con il propizio incontro con giovani volenterosi cristiani come me, i quali, con un fervore e un’ardore degni di chi non ha scordato la lezione dell’Apostolo delle Genti, si dedicano alla pesca di anime tra gli studenti. A tale scopo essi dedicano la maggior parte del loro tempo: girano per le aule studio e nelle facoltà durante le lezioni (dove, ahimè, ancora troppi comunisti e nemici di Santa Romana Chiesa insegnano) distribuendo materiale sempre valido e aggiornato sui santi consigli dei Vescovi e della Santa Sede alla società laica e spesso ottusa e peccatrice italiana. Ho subito notato con quale spirito caritatevole questi volenterosi e beati fanciulli cerchino gli studenti più giovani per poter iniziare la loro opera di evangelizzazione: quelli soli, magari lontani da casa e insicuri. Quale operosità! Quale animo! L’ammirazione vinse la mia timidezza e mi avvicinai a loro, iniziando una proficua relazione fatta di scambi, preghiere e dialoghi.
Sapendo con quale passione e forza questi giovani si dedichino alla politica, subito volli con loro confrontarmi su un tema che dal medioevo flagella l’unità della Cristianità, la divisione tra francescana ortodossia e dolciniana eresia. Ammetto di aver peccato un po’ di presunzione, e di aver cercato la provocazione intellettuale, ponendo in risalto la differenza tra la povertà evangelica e la ricchezza di Madre Chiesa. Immaginai la risposta dotta, e anche un po’ prevedibile in realtà, sulla necessità del potere temporale data al mondo da San Pio IX con l’enciclica “Qui nuper”, invece uno di loro si alzò, mi prese a braccetto e iniziò a parlarmi così:
“Vedi, cara Rose, la ricchezza conduce alla Lussuria, un grave, gravissimo peccato. Ma se a detenerla è una comunità retta e illuminata, che male c’è? Abbandonare i denari terreni per lasciare che (Dio ci aiuti!) i comunisti se ne approprino? No cara Rose, quelle sono ingenuità che funzionano forse ad Assisi, ma non dappertutto.”
“E poi possiamo destinarli ai più bisognosi” suggerii.
“Sì, certo, certo… i bisognosi…” ripeté il mio interlocutore, all’apparenza stupito, ma in realtà già assorbito da nuove e profonde cristiane riflessioni. La nostra passeggiata per i labirintici corridoi di Palazzo Nuovo (architettura la cui origine demoniaca è riconosciuta universalmente, anche dalla Chiesa d’Oriente) proseguì in un pacifico silenzio.
Arrivammo davanti a una struttura dall’edilizia precaria, vagamente rassomigliante a una riproduzione in plexiglas della Sacra Grotta, le cui trasparenze erano tappezzate da scritte gioiose e colorate, che riecheggiavano delle Sacre Scritture e invitavano alla pace in terra, schierandosi contro le guerre e i loro finanziamenti. Non solo: seguendo i dotti pareri dei Padri della Chiesa, invitavano anche a finanziare maggiormente gli studi, da garantire anche ai più poveri, miserevoli e bisognosi. Il mio accompagnatore, intuendo i miei pensieri come solo un buon pastore d’anime saprebbe fare, mi strinse un po’ il braccio e mi rivolse un sorriso radiante e penetrante come l’estasi di Santa Rita:
“Cara Rose, sei una buona cristiana, ma pecchi troppo d’ingenuità. Questi studenti rivoluzionari e le loro facili promesse terrene sulla riduzione delle tasse e sull’Armonia Mundi (e se potessero anche sull’Armonia Coeli, ti assicuro!), sai tu, sai a cosa preludono in realtà?”
Non seppi rispondere. Arrossii e con un timido sguardo lasciai che il mio interlocutore, ancora una volta mi illuminasse:
“Sodomia! Libera fornicazione! Laicizzazione delle istituzioni… toglierebbero il Crocifisso dalle aule dove ipeccatori vengono condannati e dalle scuole dove i cristiani vengono istruiti. Con i soldi destinati alla catechesi finanzierebbero la ricerca sulla fecondazione assistita. Avremmo famiglie cristiane costrette a mandare i figli in scuole pubbliche, frequentate da abomini generati in laboratorio da due papà.” E in effetti con lo il braccio sinistro, libero, mi indicò anche dei manifesti che invitavano alla sessualità libera e consapevole. Mi strinsi maggiormente al braccio del mio cavaliere, spaventata e inorridita. Le spalle ormai si sfioravano in un fraterno abbraccio e un brivido mi percorse la schiena, mentre mi accompagnava lontano dalla disgustosa scena. Proseguimmo e parlammo da buoni credenti di famiglia e matrimonio.
“Esatto, cara Rose, necessaria la verginità fino al matrimonio.” Pur concordando con lui, non riuscii a non cadere ancora una volta nella tentazione di provocarne lo spirito intellettuale.
“Eppure sono tanti, anche dentro alla Chiesa ormai, che si chiedono se non siano proprio queste regole la causa di tanti mali del nostro tempo. Pensate al celibato di chi presta sacerdozio. Chissà se gli ominosi scandali che colpiscono la Santa Chiesa, senza tale obbligo…”
“Ah, ti interrompo, cara Rose. Vedi, ancora una volta pecchi di ingenuità, e affronti troppo direttamente il problema… Il buon cristiano rispetta le regole, il cristiano saggio ne intuisce anche gli scopi e agisce di conseguenza. Le regole che il Buon Signore ha fornito sul sesso, attraverso le Scritture e il parere di nobili e dotti Santi Dottori della Chiesa, sono finalizzati a evitare il peccato. Sono per i peccatori, non per i retti. Ma niente di tutto ciò riguarda la sfera privata e segreta della vita del buon cristiano saggio. Se un buon curato evita il propagarsi del vizio e della ludibria nella propria parrocchia mentre, nel segreto a cui è tenuto dall’abito che indossa, consola qualche vedova, commette di conseguenza peccato?” e senza attendere risposta proseguì “no cara Rose, no. E anche fosse un fanciullo… diciamola tutta: meglio che vada coi preti, piuttosto che venga adescato da chissà quali perversi si trovano nel mondo secolare!” “Beh, ma allora,” continuai a provocare “anche l’obbligo di verginità al matrimonio può essere riconsiderato!”
I suoi occhi si illuminarono di approvazione:
“Oh, cara Rose, brava Questo è, finalmente, parlare da cristiani! Si può rispettare, si deve rispettare… ma con saggezza! Se noi per primi fossimo pubblicamente schiavi del piacere della carne, come potremmo dire alla gente cosa fare privatamente?”
“Per non peccare, ovviamente”
“Ovviamente, cara Rose, ovviamente.”

 Nel mentre, i nostri discorsi si erano fatti troppo elevati per il luogo dove eravamo ci avevano condotti fuori da quelle mura. Il mio cicerone dirigeva i passi sicuri verso casa sua mentre proseguiva:
“E ci sono modi per mantenere illibata la donna e rispettarne l’onore e non dover esser tormentati da immagini diaboliche suggerite da voglie inespresse. Cara Rose, i vostri studi teologici avranno di sicuro portato ad approfondire anche questo campo!”

Con un lieve imbarazzo dovetti ammettere di no .
“Ah, ma non fare quella faccia, si può sempre imparare e studiare. Hai mai sentito parlare delle pratiche in uso a Sodoma, prima del disastro? Non arrossire, cara Rose. Se vuoi distruggere i peccatori devi conoscerli, e quando è saggio imparare da essi.”
Potrei continuare a scrivervi ma, ahimè, sia lo spazio concessomi in queste pagine sia la mia capacità di stare seduta sono terminati. Ne approfitto solo per consigliare a tutti e a tutte l’esperienza dell’Erasmus. Al suo termine mi sono sentita allargata spiritualmente e mentalmente.

Dove sono?

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