Nuovo Realismo

ottobre 25, 2011 § 2 commenti

L’esperienza storica dei populismi mediatici, delle guerre post 11 settembre e della recente crisi economica ha portato una significativa smentita di due dogmi centrali del postmoderno: l’idea che la realtà sia socialmente costruita ed infinitamente manipolabile, e l’idea che la verità e l’oggettività siano nozioni inutili. I fatti, che non sopportano di essere ridotti ad interpretazioni, sono tornati a far valere i loro diritti. E si conferma l’idea che il realismo abbia delle implicazioni non solo conoscitive, ma etiche e politiche.
Nel confronto tra realisti e antirealisti non è in questione – ovviamente – l’esistenza della realtà, ma il ruolo di schemi concettuali e pratiche sociali nella costruzione della realtà. È per esempio evidente che le tasse e i matrimoni dipendono da schemi concettuali e da costruzioni sociali, ma questo vale anche per le montagne e i numeri? E – con ricadute politiche più complesse – per entità che sembrano oscillare tra natura e cultura come, ad esempio, il sesso o le malattie?
Gli antirealisti, e in particolare i postmodernisti, tendono ad allungare la lista delle realtà costruite, muovendo dall’assunto che il mondo esterno è una realtà amorfa che riceve forma e senso soltanto dai nostri schemi e dalle nostre pratiche. Con questo, però, rinunciano all’analisi e alla critica, affidandosi a una tesi generica per cui tutto è costruito e interpretato. Il lavoro filosofico serio, invece, incomincia proprio quando si è in grado di distinguere, con pazienza e caso per caso, che cosa è naturale e che cosa è culturale, che cosa è costruito e che cosa no.

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